giovedì 13 settembre 2007

U-pride

In questi giorni ho trascurato il mio blog perchè ero impegnato al Congresso Nazionale del mio gruppo. Periodicamente la comunità scientifica e universitaria si incontra per "fare il punto" sulla ricerca e sulla didattica, non tanto perché siamo un gruppo di buontemponi che ama parlare per sentire il suono della propria voce, ma in quanto tutta la comunità scientifica mondiale (non solo quella italiana) ritiene importante incontrasi, confrontarsi, imparare e decidere.

Tuttavia questi non sono giorni facili per l’Università messa sul banco degli imputati da parte dei media e dell’opinione pubblica per i recenti fatti legati ai test di ammissione di alcune facoltà. Penso però che il messaggio di delegittimazione di tutto un sistema universitario italiano che si vuol far passare in questi giorni non sia una novità recente. Per stare nel nostro piccolo paesello, basta leggere i verbali del consiglio comunale, per vedere che c’è chi ci ha sguazzato nel fare allusioni sulla credibilità, sulla competenza, direi pure sulla moralità, del sistema Università.

Il commento che più mi ha irritato, e direi quasi nauseato, tuttavia non è stato quello dei “non addetti ai lavori” ma quello che fece il Ministro Mussi alla Feste dell’Unità di Brescia la scorsa estate, Festa dell’Unità Provinciale che aveva valenza nazionale per la scuola e l’università.
Una serie di luoghi comuni, populisti, sul fatto che i docenti universitari non lavorano e guadagnano troppo. Troppo facile fare di tutta l’erba un fascio. Chiacchiere da bar, non da ministro! Tanti docenti non sanno neppure dov’è il protone d’ingresso del proprio Ateneo, questo è vero, ma non tutti.
Il giorno dopo mandai una mail al ministro per informarlo dell’importo del mio stipendio di Professore Universitario, chiedendo di confrontarlo con quello di uno qualunque dei dipendenti del suo ministero.

Più di recente mi ha lasciato molto amaro in bocca il “Libro Verde” di Padoa Schioppa dove il sistema università viene messo sotto la lente d’ingrandimento per i costi e null’altro, come se tutte le università fossero uguali, come se il sistema universitario non fosse una risorsa strategica per il futuro del nostro paese, ma solo un centro di spesa (la famosa “spesa pubblica fuori controllo” tanto cara ai governi di destra e di sinistra).
In tutto il documento non si menziona mai un criterio di qualità legato al “prodotto” che le università generano (il sapere) che possa distinguere atenei virtuosi da atenei spreconi.

Dopo cinque anni di Ministro Moratti che aveva fatto rimpiangere Berlinguer, autore della poco felice riforma del 3+2 (lauree brevi per tutti!) pensavo che non si potesse fare di peggio, invece non è stato così.
Mussi è riuscito quasi a far rimpiangere la Moratti, e non era facile! (Detto da elettore dei DS non è poco!)
Oggi l’Università italiana è paralizzata con un quadro normativo incerto che ha di fatto bloccato qualsiasi cosa: dai concorsi per assumere nuovi giovani ricercatori (e perché no, giovani docenti!!) al finanziamento pubblico della ricerca.

Cosa fare? La strada è semplice e fin troppo lampante. Lo ha ricordato al Congresso il presidente del gruppo nazionale, mio maestro docente al Politecnico di Milano: dimostrare con i fatti che l’Università è altro rispetto a quanto proposto dai media e dai politici di turno, operando con serietà ed onestà intellettuale.

Onestà intellettuale, concetto che ho usato spesso nel mio blog, non a caso!

Allora quando ripenso alla classifica proposta da Repubblica sulle Facoltà di Ingegneria italiane (apri il documento) che pone Brescia al sesto posto dopo colossi come il Politecnico di Milano e di Torino, Università storiche come quella di Padova (quella di Galileo!) e Genova e realtà “felici” come Trento (l’autonomia della provincia vale anche in questo settore), sesto posto su 38 facoltà, con orgoglio penso che quando la mattina mi alzo per andare al lavoro faccio qualcosa di importante che vale molto di più del valore del mio stipendio (con buona pace dei ministri passati e presenti). Un lavoro che mi gratifica quando penso che i giovani che laureiamo trovano rapidamente adeguata collocazione nel mondo del lavoro.

Ecco perchè ho intitolato questo post U-pride, orgoglio universitario. Orgoglio di essere docente universitario nei giorni difficili per l’università italiana.




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