sabato 24 gennaio 2009

Il cambiamento che non c'è stato

Non sono molto fantasioso oggi ripresentando oggi quello che ho letto sul blog di Andrea Locantore.
E' una lettera al giornale di un bresciano deluso, ma non rassegnato.
Per ragioni professionali, direi, ma anche di impegno civile seguo, ora solo sui giornali locali, l'attività politica cittadina da diverso tempo. Come lei sa ho svolto per qualche tempo, saltuariamente, il ruolo di commentatore sui giornali. Un commentatore "di parte", in qualche modo, come è noto a molti in città. Ho 43 anni, provengo da una famiglia che ha avuto a che fare con la politica per diversi anni, fin da quando mio nonno si impegnò nella Resistenza, io stesso insegno materie politiche in Università.
Ebbene, non mi ricordo - e non ho memoria - di aver assistito ad un arretramento dell'attività e della proposta politica del centro-sinistra in città, come si vive oggi in questo tempo.
Lo scrivo senza enfasi, o nostalgia per il tempo passato, atteggiamento questo che non mi appartiene, ma per un'imbarazzante constatazione quotidiana di quello che sta avvenendo anche a livello nazionale.Il Partito democratico e gli altri partiti del centro-sinistra bresciano hanno sperperato anche quell'ultima piccola porzione di patrimonio umano e politico, di intelligenze, che forse era rimasta anche nella nostra realtà.
Del resto, era abbastanza prevedibile. Quando i partiti bresciani del centro-sinistra, soprattutto quello democratico sono governati dalle stesse oligarchie da quasi vent'anni, oppure quando il partito che regge l'Amministrazione cittadina, compresi coloro che ricoprono le cariche in comune al più alto grado, non si occupa di costruire dei gruppi dirigenti, ma di costruire gruppi ristretti, appunto oligarchie, oppure quando il fare politica si limita ai conflitti tra i dirigenti e, bene che vada, alle continue polemiche del segretario di partito sui giornali, alla fine qualcosa succede; o forse no.
Il silenzio della cosiddetta "intellighenzia" bresciana certo non è incoraggiante, così come non lo è il silenzio di quei tanti militanti, il patrimonio, appunto, che ormai inermi nei confronti delle oligarchie lascia che queste decidano, come stanno facendo, o come stanno tentando di fare, di distruggere in maniera decisiva anche la ormai piccola eredità depositata nel tempo. Quale spazio si è dato alle giovani generazioni, quale spazio si è dato a tutti quei giovani, e anche meno giovani, che dagli anni novanta in poi hanno provato a dedicarsi, senza riserve, all'impegno politico e che sono stati allontanati. La politica è anche il ricambio dei gruppi dirigenti dei partiti ed anche saper rassegnare le dimissioni quando si perde, e a Brescia si è perso in modo drammatico. Ma, come è noto, l'"oligarchia" se è oligarchia, non può dimettersi da sé stessa e quindi "minimizza", "resta coperta", non si espone, poi, passata la buriana, si ripresenta e continua come se niente (quasi niente) fosse, pronta per legittimarsi di nuovo alla guida del partito.
Scrivo cose sgradevoli, probabilmente sì, ma è sgradevole ormai - e non è solo il caso bresciano, ma è certamente nazionale - l'atteggiamento dei dirigenti del Partito democratico, il loro modo di agire i loro scialbi interventi, il loro sentirsi colonnelli o generali di truppe che non ci sono più, la loro politica minimalista. Altro che "democratici". La democrazia si vede anche nelle forme di organizzazione del partito e non bastano le primarie, altro che il richiamo ad Obama o alle tradizioni politiche degli Stati Uniti, che mi sembra non conoscano affatto.
Il mio non è uno sfogo, come forse può sembrare, così come non è un invito alla mobilitazione dal basso verso l'alto, ci mancherebbe, ma è semplicemente una constatazione di una persona professionalmente interessata a questi problemi, che non rinuncia a criticare una situazione drammatica che dovrebbe chiamare in causa l'operato discutibile di molti dei dirigenti politici del Centrosinistra bresciano.
Certamente anche stavolta coloro che si sentiranno aggrediti dopo la lettura di questa lettera alzeranno le spalle e penseranno al solito intellettualucolo che vuol darsi arie, chiuderanno il giornale e serenamente andranno alla riunione di partito per prepararsi alle prossime elezioni provinciali o a Roma alla riunione del Parlamento.
Leonida Tedoldi, cittadino bresciano, docente dell'Università degli studi di Brescia