venerdì 25 luglio 2008

La riforma che uccide l'Università

Secondo Il Giornale i docenti universitari lavorano un’ora al giorno e guadagnano 10.000 Euro al mese. Balle. Calunnie. Certe volte mi ritrovo in Skype con un’amica ben dopo la mezzanotte e stiamo entrambi ancora lavorando, scrivendo, correggendo tesi, preparando didattiche vicine e lontane. Lo facciamo con impegno, passione e perfino orgoglio per un’istituzione che pure siamo coscienti che cada a pezzi. Lo facciamo per uno stipendio di circa un settimo (1/7) di quello che ci attribuisce Il Giornale e non ci lamentiamo. Non sono un “figlio di” né un raccomandato, né un fannullone (al contrario) e sono stufo di essere calunniato da questo governo e i suoi sicari informativi.
Mi domando chi siano questi baroni da 10.000 Euro al mese e da un’ora al giorno di lavoro dei quali millantano i bugiardi de il Giornale. Dalle tabelle si evince che un ordinario di ruolo da 28 anni (cioè già ordinario nel 1980 e ancora in servizio, condizione nella quale si trovano poche decine o al massimo qualche centinaio di persone in tutta italia, tutte alle soglie della pensione) supera di poco i 6.000 Euro. E’ uno stipendio che il 90% dei docenti di ruolo non avvicinerà mai, neanche a fine carriera. E almeno la metà degli attuali strutturati (ovvero tutti gli associati con meno di una dozzina d’anni di carriera e il 90% dei ricercatori) non arriva alla metà di quella cifra, 3.000 Euro. Nel caso di tutti i giovani ricercatori strutturati nell’ultimo quinquennio (che chi scrive definisce i “cervelli in gabbia”) la cifra si dimezza ancora, 1.500 Euro.
Mi domando come è possibile contrastare queste continue campagne di diffamazione, false e tendenziose, finalizzate a distruggere non una categoria, di quello non mi interessa, ma un’istituzione fondamentale per il progresso civile e per la tenuta delle istituzioni democratiche come l’Università pubblica. Quell’Università pubblica che è l’unica istituzione in grado di mescolare le carte e dare nuova linfa a questa società bloccata dove chi è ricco comanda e chi è povero resta povero. L’Università è l’unica istituzione (in sinergia con la Scuola) in grado di permettere (art. 34 della Costituzione repubblicana) ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi di ascendere socialmente e avere possibilità di rinnovare la classe dirigente in questo sciagurato paese.
E’ contro l’Università pubblica e democratica, che con tutti i suoi difetti continua a fare la nostra democrazia, che va l’attacco di Gelmini, Tremonti, Brunetta e Berlusconi. Si sta alimentando rancore sociale, addirittura odio, e soprattutto disinformazione contro una presunta casta che esiste e va combattuta. Ma loro non vogliono colpire la casta, anzi sono alleati della casta, vogliono colpire l’istituzione democratica.
tratto da: Giornalismo Partecipativo (di Gennaro Carotenuto)
Leggi anche su La Stampa:
la riforma che uccide l'Università di Francesco Ramella 22.07.2008

2 commenti:

Gennaro ha detto...

Gennaro, non Giovanni, ma non è grave. :)

David Vetturi ha detto...

ops..... scusa!

Ho corretto il nome!

;-)