giovedì 22 maggio 2008

Federalismo a singhiozzo

Nella cittadina americana in cui vivo, nello stato del Massachusetts, il sindaco ha deciso di costruire una nuova scuola. Sostituirebbe un edificio del 1970, che funziona ma comincia a mostrare i suoi anni. Costo stimato del progetto, circa 200 milioni di dollari (130 milioni di euro). Poiché negli Usa le scuole sono interamente finanziate dalle città — non solo gli edifici, anche gli stipendi degli insegnanti— per far fronte a questa spesa il sindaco ha deciso di aumentare per qualche anno l'Ici. (Oggi l'aliquota è l'1%, non del valore catastale, come in Italia, ma del valore di mercato della casa, aggiornato ogni anno tenendo conto dei prezzi di abitazioni simili vendute nel corso dell'anno).
I cittadini (circa 80.000 famiglie) si sono ribellati e hanno chiesto un referendum. Il 20 maggio voteranno su tre proposte: (1) accettare la decisione del sindaco, (2) cancellare il progetto della nuova scuola e non aumentare l'Ici, (3) accettare l'aumento dell'Ici, ma destinare il maggior gettito all'assunzione di nuovi professori per migliorare la qualità delle loro scuole. (Sul sito internet del Massachusetts, www.mass.edu/mcas, si può consultare una classifica delle scuole dello Stato, compilata sulla base di un test che viene svolto ogni anno ... dagli allievi di ciascuna scuola. Si è osservato che, se le scuole di una città peggiorano, il prezzo delle case scende, il gettito dell'Ici si riduce e la città declina). Questo è federalismo!


«Crescere vuol dire incentivare forme di autogoverno federalista», ha detto Silvio Berlusconi la scorsa settimana presentando il suo programma al Parlamento. Ma allora perché il primo atto del nuovo governo è la cancellazione dell’Ici? Di tutte le imposte l'Ici è la più federalista, e anche la più efficiente. Il gettito non va a Roma, rimane ai Comuni. E se con quel gettito il sindaco non aggiusta le strade, i cittadini, incontrandolo in piazza, possono chiedergliene conto e avvisarlo che se continua così non verrà certo rieletto. Chi può controllare come sono utilizzate le imposte che affluiscono al governo centrale? A chi può rivolgersi il cittadino se pensa che i servizi che riceve dallo Stato centrale non valgano le tasse che paga al governo di Roma?


Ieri il sottosegretario Vegas ha detto che i Comuni verranno compensati per il gettito perduto. Doppio errore: innanzitutto perché se così fosse le tasse evidentemente non scenderebbero. E poi perché quel sindaco che non aggiusta le strade potrebbe dire che non è colpa sua, ma del governo che gli lesina risorse.


Come ha scritto l’ex-rettore dell’università di Padova, Gilberto Muraro (www.lavoce.info), «l'abolizione dell'Ici è una vittoria dell'apparenza sulla sostanza. Il minor gettito dei Comuni sarà compensato con trasferimenti dal centro. Ma l'Ici si autocontrolla, perché il sindaco deve soppesare la popolarità resa dai maggiori servizi con l’impopolarità creata dalla più pesante imposta. Un sussidio per definizione non basta mai sul piano politico e genera una domanda unanime di incremento, alimentando tensioni tra centro e periferia».


Fanno bene Berlusconi e Tremonti a iniziare tagliando le tasse. Purché lo facciano davvero, non per finta: lo avessero fatto nel 2001, forse cinque anni dopo non avrebbero perso le elezioni. Ma qualcuno mi spiega perché di tutte le imposte vogliono cominciare proprio dall'Ici?



Fonte: Francesco Giavazzi - Il Corriere della Sera

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