martedì 11 novembre 2008

San Felice parla di San Felice - 2

Riporto in questo post l'intervento di Michela Tiboni in apertura della serata dedicata a San Felice svoltasi questa sera, 11 novembre 2008.

Questa serata è stata organizzata da me e David Vetturi, mio marito, a titolo personale.
Non si tratta dunque di un’attività che si colloca nell’alveo delle attività del Partito Democratico, di cui peraltro io e David facciamo parte.
David infatti ha operato in prima persona affinché anche a San Felice vi fosse un circolo del PD e fa parte del direttivo di circolo.
Io vi faccio parte di diritto, essendo consigliere comunale e fondatore del PD.
Questo perché sia chiara la nostra militanza politica in un’area ben precisa.

Ma vorrei che fosse altrettanto chiaro che questa serata non è organizzata dal PD. È una serata che vuole essere aperta a tutti, al di là degli schieramenti politici. Aperta a tutti coloro che vogliono essere parte attiva del processo di governo locale.

Il motivo che ci ha spinto ad organizzare un incontro dedicato a San Felice è da ricercarsi nella volontà di ripartire da dove ci si era lasciati ormai più di due anni fa.
In occasione dell’avvio del PGT io rivestivo il ruolo di assessore all’urbanistica e avevo fortemente voluto degli incontri di ascolto, organizzati per tematiche, in cui ci eravamo chiesti “Quale sviluppo per San Felice?”.
Io vorrei proprio ripartire da lì, cercando di riprendere un filo con la comunità di San Felice, un filo che a mio avviso, proprio su questi temi, l’amministrazione comunale non ha voluto continuare a tessere, ma anzi ha spezzato.
Mi si dirà che ciò non è vero, che sono stati adottati sistemi diversi di comunicazione e partecipazione, che la partecipazione si fa anche incontrando i cittadini in piazza e al bar.
Io credo che certi discorsi meritino una riflessione un po’ più profonda di quella che può nascere davanti ad un aperitivo.

La serata di oggi non vuole però essere finalizzata ad una discussione attorno al PGT; ha l’ambizione di puntare più in là, iniziare ad allargare il discorso ai temi che riguardano il nostro territorio e la nostra comunità.
Se poi il discorso andrà a cadere sul Piano di Governo del territorio, ben venga; io sono la prima a credere nella centralità di questo strumento, che non è più, come lo era il PRG, solo uno strumento di conformazione dei suoli; è, come dice il nome stesso, uno strumento per governare.

Le tante voci che si sono levate contro la proposta di PGT che l’amministrazione comunale ha presentato sono una dimostrazione dell’interesse dei sanfeliciani nei confronti del proprio territorio.
Se si avesse avuta l’umiltà di portare avanti quel processo di partecipazione e condivisione delle scelte avviato con gli incontri di ascolto, probabilmente il risultato in termini di consenso sarebbe stato diverso.
Come vi dissi proprio in occasione di quegli incontri, io ero assolutamente consapevole del fatto che non si sarebbe comunque mai arrivati ad un piano che potesse star bene a tutti.
Questo perché gli interessi sono inevitabilmente diversi e anche contrastanti.
Ma perlomeno al piano ci si sarebbe arrivati con un processo condiviso.

Ed è proprio con un approccio di questo tipo che vi propongo di avviare un cambiamento.
Tra 9 mesi andremo a votare per le amministrative.
A questo appuntamento ci possiamo arrivare in due modi.

Qualcuno può decidere di sciogliere le riserve, di candidarsi, dicendo che la squadra la farà lui, scegliendo lui le persone giovani e nuove che costituiranno questa squadra, accanto ad alcuni esperti della vecchia guardia e dicendo che il programma c’è già.
Questo può essere un approccio, che io per evidenti ragioni non condivido.

Un altro approccio può consistere nel lasciar da parte le questioni legate ai nomi e alla lista, e partire invece dal cercare insieme una risposta alla domanda “Che cosa vogliamo per San Felice e per la nostra comunità?”
Confrontarsi dunque sui diversi temi di cui un’amministrazione comunale si occupa, costruire insieme un programma di lavoro per i prossimi cinque anni.
E, soprattutto, aprire, come già vi ho detto, a tutti coloro che vogliono essere parte attiva nel governo locale. A tutti coloro che hanno voglia di confrontarsi su temi quali le politiche urbanistiche, le politiche per il turismo, le politiche sociali, le politiche giovanili…. Non certo con l’obiettivo di trovarci tutti d’accordo, ma di far emergere le diverse posizioni, le idee che ciascuno di noi ha su questi temi.
Io credo che il confronto possa aiutare tutti a crescere, a capire le ragioni dell’altro, a trovare insieme un modo per risolvere le conflittualità.

A tal proposito, vorrei sottolineare il fatto che vi sono tanti modi di essere parte attiva.
C’è chi è attivo perché ha un ruolo istituzionale, di sindaco, assessore, consigliere comunale o membro di una commissione, ma c’è anche chi è attivo perché prende parte ad un confronto costruttivo come quello che vogliamo proporvi.
Per intenderci, vorrei che fosse ben chiaro che quello che vi stiamo chiedendo oggi non è di entrare a far parte di una lista che si presenterà alle prossime amministrative.

Vi stiamo proponendo di chiedervi cosa vorreste che fosse la San Felice del futuro, o cosa non vorreste che fosse.
Questa vuole essere la prima serata, fatta alla luce del sole, di una serie che speriamo lunga e proficua.

Se poi lavorando insieme ci renderemo conto che ci sono anche le forze per trasformare questo nostro essere attivi in qualcosa di più, ben venga. Se troveremo al nostro interno una persona che può avere le forze, il tempo, ma soprattutto il carisma per essere il nostro candidato sindaco, allora avremo lavorato con lui e per lui. E allora costruiremo insieme la sua squadra.
Soprattutto, avremo sperimentato che anche se si hanno idee diverse, il metodo deve essere uno solo: quello del confronto e della discussione.

Non abbiamo ricette preconfezionate per un buon governo locale. Abbiamo alcune idee che vorremmo condividere con voi, e soprattutto vi proponiamo di provare a percorrere insieme questo cammino.
Ciò che vi proponiamo è un qualcosa a cui siamo giunti dopo l’esperienza che ci ha visti, in maniera differente, coinvolti nel governo di San Felice in questi ultimi anni.
Un’esperienza che a nostro avviso ha avuto tra le sue criticità maggiori proprio l’assenza di partecipazione.
La quasi totalità dell’amministrazione attuale ha sempre creduto che, siccome è stata eletta, allora sa ciò che è bene o ciò che è male per la comunità di San Felice, e non serve confrontarsi con essa, e neanche informarla di ciò che si è fatto o si vuole fare.
Io credo che questo atteggiamento arrogante faccia a pugni con ciò che, nel 2004, durante la campagna elettorale, più cittadini avevano chiesto, quando avevano detto “però non aspettate le prossime elezioni per farvi risentire”.
Io questo lo lessi come un chiaro appello a voler essere parte attiva del governo di San Felice, da parte di chi non sta in prima linea ma non per questo non ha il diritto di essere ascoltato, soprattutto quando si devono fare scelte importanti.

Riallacciandomi dunque a ciò che vi dicevo prima, l’eventuale squadra che dovesse nascere alla fine di questo percorso, dovrà essere fatta da chi lavorerà in prima linea, ma anche da chi lavorerà nelle retrovie.
E il lavorare insieme seguirà lo stesso metodo della partecipazione e del confronto che vi stiamo proponendo questa sera, ed in questo starà la forza della squadra. In questo starà la sua capacità di superare insieme i momenti difficili che inevitabilmente un’amministrazione incontra. E ve lo dico per esperienza diretta, non per sentito dire.

Allora, se siete d’accordo, cominciamo!